Kensington

La rivalità a volte può creare delle sane dinamiche. Basta chiedere ai Kensington, una band che da sempre lavora duro e che ha messo proprio il conflitto al centro di “Rivals”. Registrato a Berlino, quest’album rappresenta lo step successivo nell’evoluzione di questa promettente band olandese, nata nel 2006 ad Utrecht. Quello che il cantante Eloi trova più piacevole è come l’album segua, nematicamente, il suo predecessore “Vultures”, pur essendone l’esatto opposto. “Riguardava la rivalità con le persone che mi circondavano, che a volte mi ritrovavo a criticare. In ‘Rivals’ invece mi sono chiesto: posso criticare me stesso?”. Con queste parole il cantante e frontman della band presenta il disco, e ha scoperto di poterlo fare, dando vita ad un ascolto intrigante. Le canzoni di “Rivals” hanno una natura introversa e allo stesso tempo suoni maestosi. La rivalità è il tema principale di questo album, ma non pensiate che i quattro giovani musicisti viaggini in tour bus separati. Certo a volte capita che a volte si ritrovino a battibeccare su di un riff di chitarra, confessa il batterista Niles; “Quando si scrive una canzone con altre quattro persone, ci sono sempre una serie di motivi che causano un po’ di tensione. Questa rivalità ci ha aiutati a creare qualcosa tutti assieme, ed è questa, in fondo, la vera essenza dei Kensington”.Aiutati al mixer dal vincitore di Grammys, Tom Lord-Alge (Rolling Stones, The Cure, No Doubt) i Kensington hanno scolpito un imponente, dinamico panorama sonoro. L’anima dei dieci brani passa senza sforzo dal solenne all’esultante, spesso in pochi secondi. La voce caratteristica di Eloi sembra rappresentare l’autunno, e contrasta con i ritmi spesso estivi ed allegri. “Rivals” ha inoltre un enorme potere commerciale, pur non perdendo l’integrità artistica: è il risultato di una band che ha raggiunto la maturità, dopo anni di club sold-out, concerti a festival immensi, successi in classifica e molti riconoscimenti, tra i quali un MTV Award. I Kensington si pensano come la band di una nuova generazione, stando ad Eloi. “Le vendite degli album non vogliono più dire nulla. Devi lavorare davvero duramente per poter fare di della musica un lavoro, ed è proprio quello che facciamo noi”. Racconta di come la band abbia dovuto chiedere in prestito dei soldi ai propri genitori per poter finanziare i primi dischi.  “Se quegli album fossero stati un fallimento, sarebbe stato un bel casino: niente soldi, niente istruzione e con un debito enorme. Ci siamo buttati fino in fondo: è una dichiarazione di quanto profondamente crediamo in questo progetto”.

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