Allevati tra la middle class del sobborgo di Orange County, Los Angeles, i Social Distortion sono l’emblema e la condanna di quella generazione di adolescenti in rivolta a metà degli anni Settanta: bersaglio della loro furia genitori, lindi vialetti con giardini, candide villette e tutto quando sapeva di moderatamente adulto. Incarnazione di ogni merito ed espiatore di ogni colpa è Mike Ness, leader e unico membro permanente di una band che tra le mille vicissitudini di una trentennale carriera ha vissuto continui e drammatici cambi di lineup. Quando nel 1978 Ness decide di mettere assieme una band per dare forma artistica alle sue volontà di parricidio e matricidio, la scena di Los Angeles è intrisa delle vampate punk hardcore che arrivano da New York e Londra: Ness non è altro che un teppista adolescente che ha trovato nella droga e nell’alcol la valvola di sfogo della sua inquietudine e nelle carceri minorili una specie di seconda dimora. Ma la faccia truce nasconde in realtà intenzioni musicali ben più miti: la prima lineup, che prevede il batterista Casey Royer e i fratelli Frank(basso) e Rikk Agnew (chitarra) si butta su testi generazionali impacchettati con il sound hardcore in quel momento di voga. Quando i fratelli Agnew salutano e se ne vanno a raggiungere gli Adolescents, altra band seminale del circuito punk di L.A. di quegli anni insieme aChina White e Shattered Faith, tra i Social Distortion plana Dennis Danell, compagno di scuola di Ness a Fullerton: è con questa lineup che esce “1945”, primo 45 giri della band in cui a una ritmica potente e veloce si sovrappone il compiacimento di Ness per la sua vita di cane sciolto di periferia. Nel gran ribollire di personaggi che entrano ed escono dalla band i successivi 5 anni vedono una copiosa produzione di singoli (raccolti nel 1995 nell’album “Mainliner”) ma il debutto discografico vero e proprio arriva solo nel 1983 (quando la lineup prevede Ness, Danell, il bassists Brent Liles e il batterista Derek O’Brien): “Mommy’s Little Monster” viene accolto da pubblico e critica come la versione punk dei Rolling Stones (tanto che il singolo “Another State Of Mind” diventa uno dei primi e sparuti video punk a girare su MTV) ed è tutto giocato sullo scontro generazionale tra mondo della costrizione, incarnato dai genitori e dalle autorità, e mondo della libertà il cui paladino ovviamente non può che essere Ness. La discesa negli inferi della droga di Ness, e i suoi comportamenti antisociali, impongono ai Social Distortion una pausa lunga quattro anni prima di rivedere una loro registrazione originale ma la band non pensa nemmeno per un momento allo scioglimento: quando Ness si ripresenta, nel 1988, ripulito e purificato, la band ora composta da John Maurer al basso e l’ex batterista dei Lewd Chris Reece (oltre ovviamente al frontman e al fido Danell) si chiude in sala di registrazione e ne esce in breve tempo con “Prison Bound”, disco che nella forma e nella sostanza significa il ravvedimento di un criminale (almeno del rock se non tout court). La virata verso suoni country e rock si completa con l’omonimo disco del 1990 che comprende la cover di “Ring Of Fire” di Johnny Cash e soprattutto significa il ritorno nell’heavy rotation di MTV con il singolo “Ball And Chain”. Ma il disco diventa celebre soprattutto per “The Story Of My Life”, testamento spirituale e principio dell’espiazione mitomane di Ness oltre che uno dei pezzi più noti dell’intero hardcore californiano. I Social Distortion sono tornati a cavalcare l’onda e nel giro di appena due anni escono con il nuovo album “Somewhere Between Heaven And Hell”, l’apice della loro carriera e il disco più venduto della loro carriera: stilisticamente si compie la mutazione dal punk degli esordi a una miscela di blues, country e rockabilly mentre Ness (soprattutto con il singolo emblematico “Bad Luck”) ammonisce ormai come un vecchio saggio i nuovi adolescenti di vent’anni più giovani. Il paradiso dura poco e alla band si impone una nuova lunga pausa prima di tornare a pubblicare un disco ufficiale: “White Light White Heat White Trash” riparte dall’esuberanza dei ritmi punk rock ma continua nella parabola del nuovo Mike Ness, che sconta le sue colpe e pontifica a partire dal singolo “I Was Wrong”. La pubblicazione di “Live At The Roxy” due anni dopo e i tentativi solisti di Ness (che sotto il proprio nome esce con “Cheating At Solitaire” e la raccolta di cover retrospettive “Under The Influences”) sembrano l’inizio della fine di una band che anche nei momenti peggiori della parabola del suo leader non aveva mai lasciato spazio per fughe all’esterno. La morte di Danell a soli 38 anni, il 29 febbraio del 2000, a causa di un aneurisma cerebrale, sembra il colpo finale della storia dei Social Distortion ma l’annuncio che Jonny Wickersham e Charlie Quintana imbracceranno chitarra e bacchette sono l’ennesimo colpo di coda di una band dalla scorza più dura degli eventi che ne hanno funestato la carriera. Superato il dramma della scomparsa di Danell i Social Distortion, ormai sempre più la band di Ness, si mettono on the road per rodare l’ennesima formazione e solo nel 2004 tornano a pubblicare un album dal titolo “Sex, Love And Rock ‘N’ Roll”. L’arrivo di Brent Harding è l’ultimo cambio di fisionomia in attesa di un nuovo lavoro da parte di una band che ha svelato i misteri della vita a tre generazioni di adolescenti.
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